6 maggio
Genova, 14 ottobre 1831
- Roma, 6 maggio 1900
Nata a Genova nel 1831 da famiglia agiata,
a 21 anni si sposò e si trasferì a Marsiglia. Una serie di tracolli economici e
disgrazie, culminate con la morte del marito, la segnarono profondamente. Così
si fece strada una nuova vocazione. Sotto la guida del confessore, don Giuseppe
Firpo, emise i voti come terziaria francescana.
Si dedicò ai poveri e ai figli delle operaie, mantenendo con sé anche i propri.
A Piacenza iniziò una nuova famiglia religiosa,
Nacque a Genova, il 14 ottobre
1831, da una famiglia di agiate condizioni economiche, di buon nome sociale e
di profonda formazione cristiana. Fu battezzata lo stesso giorno, nella parrocchia
di S. Donato, con i nomi di Rosa Maria Benedetta.
Nel padre Francesco e nella madre Adelaide Campanella, come gli altri loro
cinque figli, trovò i primi essenziali formatori della sua vita morale e
cristiana. A dodici anni ricevette
Giovinetta, le fu impartita l'istruzione in casa, come era d'uso nelle famiglie
fortunate del tempo. Di carattere sereno, amabile, aperto alla pietà e alla
carità, e tuttavia fermo, seppe reagire altresì alla conflittualità del clima
politico e anticlericale dell'epoca, che non risparmiò nemmeno alcuni
componenti della famiglia Gattorno.
A 21 anni (5 novembre 1852), sposò il cugino Gerolamo Custo, e si trasferì a
Marsiglia. Un imprevisto dissesto finanziario turbò ben presto la felicità
della novella famiglia, costretta a far ritorno a Genova nel segno della
povertà. Disgrazie ancor più gravi incombevano: la primogenita Carlotta,
colpita da un improvviso malore,
rimase sordomuta per sempre; il tentativo di Gerolamo di far fortuna all'estero
si concluse con un ritorno, aggravato da ferale malattia; la gioia degli altri
due figli fu profondamente turbata dalla scomparsa del marito, che la lasciò
vedova a meno di sei anni dalle nozze (9 marzo 1858) e, dopo qualche mese,
dalla perdita dell'ultimo figlioletto.
L'incalzare di tante tristi vicende segnò, nella sua vita, un cambiamento
radicale che lei chiamerà la sua "conversione" all'offerta totale di
sé al Signore, al suo amore e all'amore del prossimo. Purificata dalle prove, e
resa forte nello spirito, comprese il vero senso del dolore, e si radicò nella
certezza della sua nuova vocazione.
Sotto la guida del confessore don Giuseppe Firpo, emise i voti privati perpetui
di castità e di obbedienza nella festa dell'Immacolata 1858; in seguito anche
di povertà (1861), nello spirito del Poverello
di Assisi, quale terziaria francescana.
Nel 1862 ricevette il dono delle stimmate occulte, percepito più intensamente
nei giorni di venerdì.
Già sposa fedele e madre esemplare, senza nulla sottrarre ai suoi figli –
sempre teneramente amati e seguiti – in una maggiore disponibilità imparò a
condividire le sofferenze degli altri, prodigandosi in apostolica carità:
"mi dedicai con più fervore alle opere pie e a frequentare gli ospedali e
i poveri infermi a domicilio, soccorrendoli con sovvenirli quanto potevo e
servirli in tutto".
Le Associazioni cattoliche in Genova se la contesero, così che pur amando il
silenzio e il nascondimento, fu notato da tutti il carattere genuinamente
evangelico del suo tenore di vita.
Nel timore d'essere costretta ad abbandonare i figli, prega, fa penitenza,
chiede consiglio. S. Francesco da Camporosso, cappuccino laico, pur mostrandosi
trepidante per le gravi tribolazioni che le si profilano, la sostiene,
incoraggiandola; similmente il Confessore e l'Arcivescovo di Genova.
Avvertendo però sempre più insistenti i suoi doveri di madre, volle
l'autorevole conferma dalla parola stessa di Pio IX, nella segreta speranza di
essere sollevata. Il Pontefice, nell'udienza del 3 gennaio 1866, le ingiunse invece di iniziare subito la fondazione. Accettò dunque di
compiere la volontà del Signore.
Superate inoltre le resistenze dei parenti e abbandonate le opere di Genova, non
senza dispiacere del suo Vescovo, diede inizio a Piacenza, alla nuova famiglia
religiosa, che denominò definitivamente "Figlie di S.Anna”,
madre di Maria Immacolata" (8 dicembre 1866). Vestì l'abito religioso il
26 luglio 1867, e l'8 aprile 1870 emise la professione religiosa insieme a 12
Consorelle.
Nello sviluppo dell'Istituto fu collaborata dal P. Giovanni Battista Tornatore,
dei Preti della Missione, il quale, espressamente richiestone, scrisse le
Regole e fu poi ritenuto Confondatore dell'Istituto.
Affidata totalmente alla Provvidenza divina, e animata fin dal principio da un
coraggioso slancio di carità, Rosa Gattorno diede inizio alla costruzione
dell'Opera di Dio, come l'aveva chiamata il Papa, e come la chiamerà sempre
anche lei eletta a cooperarvi, in spirito di dedizione materna, attenta e
sollecita verso ogni forma di sofferenza e miseria morale o materiale, con
l'unico intento di servire Gesù nelle sue membra doloranti e ferite, e di
"evangelizzare innanzitutto con la vita".
Nacquero varie opere di servizio ai
poveri e agli infermi di qualsiasi malattia, alle persone sole, anziane,
abbandonate, ai piccoli e agli indifesi, alle adolescenti e alle giovani
"a rischio", cui provvedeva a far impartire un'istruzione adeguata, e
al successivo inserimento nel mondo del lavoro. A queste forme si aggiunse ben
presto l'apertura di scuole popolari per
l'istruzione ai figli dei poveri, e altre opere di promozione
umano-evangelica, secondo i bisogni più urgenti del tempo, con una fattiva
presenza nella realtà ecclesiale e civile: "Serve dei poveri e ministre di
misericordia" chiamava le sue figlie; e le esortava ad accogliere come
segno di predilezione del Signore il servizio ai fratelli, compiendolo con
amore e umiltà: "Siate umili …, pensate che siete le ultime e le più
miserabili di tutte le creature che prestano alla Chiesa il loro servizio …, e
hanno la grazia di farne parte".
A meno di 10 anni dalla fondazione, l'Istituto ottenne il Decreto di Lode
(1876) e l'approvazione definitiva, nel 1879. Per le Regole, si dovette
attendere fino al 26 luglio 1892.
Molto stimata e apprezzata da tutti, collaborò a Piacenza anche con il vescovo,
mons. Scalabrini, ora beato, soprattutto nell'Opera a favore delle Sordomute,
da lui fondata.
Nel 1878, inviava già le prime Figlie di S.Anna in Bolivia, poi in Brasile,
Cile, Perù, Eritrea, Francia, Spagna. A Roma, dove aveva iniziato l'opera sua
dal 1873, organizzò scuole maschili e femminili per i poveri, asili nido,
assistenza ai neonati figli delle operaie della Manifattura dei tabacchi, case
per ex prostitute, donne di servizio, infermiere a domicilio ecc. Ivi sorse
In tutto, alla sua morte, 368 Case nelle quali svolgevano la loro missione 3500
Suore.
Così visse fino al febbraio del 1900, quando colpita da una grave influenza, si
peggiorò rapidamente: il suo fisico, messo a dura prova da penitenze, frequenti
estenuanti viaggi, fitta corrispondenza epistolare, preoccupazioni e grandi
dispiaceri, non resse più. Il 4 maggio ricevette il Sacramento degli infermi, e
due giorni dopo, il 6 maggio, alle ore 9, compiuto il suo pellegrinaggio
terreno, si spense santamente nella Casa generalizia.
La fama di santità che già l'aveva circondata in vita, esplose in occasione
della sua morte e crebbe, ininterrottamente, in tutte le parti del mondo.
Espressione di un singolare disegno di Dio, nella sua triplice esperienza di
sposa e madre, vedova, e poi religiosa-Fondatrice, Rosa Gattorno ha ben onorato
la dignità e il "genio della donna" nella sua missione al servizio
della umanità e della diffusione del Regno. Pur sempre fedele alla chiamata di
Dio, e autentica maestra di vita cristiana ed
ecclesiale, rimase soprattutto essenzialmente madre: dei suoi figli, che costantemente
seguì; delle Suore, che profondamente amò; e dei bisognosi, dei sofferenti e
degli infelici, nel cui volto contemplò quello stesso di Cristo, povero,
piagato, crocifisso.
Il suo carisma si è diffuso nella Chiesa col sorgere di altre forme di vita
evangelica: Suore di vita contemplativa; Associazione religiosa Sacerdotale;
Istituto secolare e Movimento ecclesiale di laici, attivamente operante nella
Chiesa in quasi tutte le parti del mondo.